dal Manifesto Funebre:

Aurelio Padovani, nato a Portici (Napoli) il 28 febbraio 1888, si diplomò perito industriale presso l’Istituto Alessandro Volta; nel 1910 sposò Ida Archinard.
Capitano dei Bersaglieri, aveva un glorioso passato militare: si arruolò nel 1911 come allievo ufficiale di complemento e partì volontario per la guerra libica nell’undicesimo Bersaglieri ciclisti, comandato da Sante Ceccherini. Partecipò alla battaglia di Sciara-Sciat e fu uno degli undici superstiti ottenendo la promozione a sottotenente di complemento prima ed effettivo, poi, per merito di guerra e la medaglia di bronzo al valore.
Nel 1915 nello stesso undicesimo Bersaglieri ciclisti e nello stesso Battaglione partì per la grande guerra. Il 20 luglio fu ferito gravemente in un’azione sul san Michele ed ottenne la prima medaglia d’argento al valore militare. Rifiutata la licenza di convalescenza, raggiunse il suo Battaglione al fronte e prese parte all’azione di Seltz presso l’Hermada nel 1916; resistendo con la sua compagnia all’attacco, diede tempo al Battaglione di ritirarsi ma restò mutilato al piede ed ottenne la seconda medaglia d’argento al valore.
Conquistò la terza medaglia d’argento il 6 aosto. Le proposte per le prime due medaglie furno fatte da Sante Ceccherini; le altre due dal tenente colonnello Augusto Sifola. Nell’azione, Aurelio Padovani rimase mutilato di buona parte di un piede e fu degente nell’ospedale “Excelsior” per oltre un anno.
Dopo Caporetto, chiese ed ottenne di tornare in servizio e fu addeto presso il comando del Corpo d’Armata Cecoslovacco, cui sovraintendeva Graziani. Alla fine della guerra fu proposto per la promozione a Maggiore. Era Cavaliere della Corona d’Italia ed insignito della medaglia della “Fondzione Carnegie” per atti di valore compiuti durante il salvataggio dei sepolti del terremoto calabro-siculo.
Aurelio Padovani fondò il Fascio napoletano il 4 agosto 1920 insieme all’avvocato Miranda ed il capitano Navarra degli Arditi.
Nel 1921 fu eletto segretario politico e nell’ottobre dello stesso anno occupò la carica di segretario provinciale. Fu il vero organizzatore del fascismo campano e seppe, con il suo prestigio, con il suo tatto, con la sua energia, creare in breve una organizzazione compatta, potente, disciplinatissima ai suoi ordini. Partecipò al grande congresso fascista a Roma e comandò le squadre di azione napoletane.
All’inizio del 1922, incominciò l’organizazione dei sindacati dei quali il primo fu quello dei Lavoratori di Albergo e Mensa. Il 28 gennaio iniziò lo sciopero portuale che durò sei mesi tra alterne vicende, durante i quali il capitano svolse un’intensa azione che valse a far cessare lo sciopero il 17 luglio e a determinare il passaggio di tutte le organizzazioni portuali al sindacalismo fascista. Quando lasciò le redini di tale organizzazione, l’amministrazione dei sindacati portuali che prima era in deficit poteva registrare un attivo notevolissimo. Questa fu la prima campagna fascista portuale in Italia. Ad essa seguirono quelle di Ancona, di Genova e poi, mano a mano, di tutti gli altri porti d’Italia.
Dopo la creazione del grande movimento fascista campano, Aurelio Padovani fu uno dei cinque comandanti di zona che vollero la marcia su Roma ed organizzò le squadre d’azione della Campania che condusse a Roma nelle giornate dal 27 al 31. Fu uo dei principai organizzatori della marcia su Roma. Incominciò con l’organizzare l’adunata di Napoli al campo sportivo dell’Arenaccia, alla quale parteciparono quarantamila camicie nere e sessantamila lavoratori iscritti ai sindacati. Comandò la sfilata per le vie cittadine e al teatro San Carlo presentò Mussolini al popolo napoletano.
Dopo la Marcia su Roma, si dedicò all’organizzazione della Milizia Nazionale, comandò la dodicesima zona e mantenne la direzione politica del fascismo campano con la carica di Alto Commissario per la Campania.
Nel maggio del 1923 si dimise dal partito per ben tre volte. Le dimissioni furono respinte per due volte ma accettate dopo che il Capitano rifiutò il Comando di Zona di Bologna che gli era stato offerto. Anche fuori dal partito, svolse sempre un’appassionata opera fascista e conservò un grandissimo numero di amici fedeli.
Il Capitano Aurelio Padovani è morto a Napoli il 16 giugno 1926.

Il telegramma di Benito Mussolini:
“La tragica fine del Capitano Aurelio Padovani mi ha impressionato e addolorato profondamente. In questa ora di tristezza dimentico le vicende politiche napoletane ed onoro e ricordo il Capitano Padovani, eroico combattente della guerra d’Africa e della grande guerra; pioniere dei Fasci di Combattimento a Napoli e nella Campania; camerata delle prime lontane vigilie, che sebbene formalmente in questi ultimi tempi fuori dai ranghi, serbò probo il costume, intatta la fede, tenace il desiderio di rientrare nella grande famiglia fascista, e di ciò ebbi recenti ripetute testimonianze.
Io saluto commosso la salma di questo soldato che fu tra i primi a combattere per la nostra causa”.

Mussolini

Le condoglianze dell’onorevole Turati:
Famiglia Padovani – Napoli
Nell’ora del tragico lutto, invece che dire parole di vano conforto, il direttorio del Partito ricorda Aurelio Padovani, le virtù di eroico combattente e l’onestà integra della sua vita civile.
Anche se egli si era da tempo allontanato dai ranghi del partito, il Fascismo non può dimenticare che egli fu un generoso animatore e preparatore della faticosa vigilia.

Con animo dolente, il segretario generale del Partito, Augusto Turati.